Per 5 anni mio figlio ha cantato canzoncine, e poi partecipato al concerto di fine anno della scuola.
Canzoncine, da bambini, un coro un pò bello, un pò stonato, nel quale mio figlio si imbarazzava, si nascondeva in mezzo agli altri quando era sul palco.
C'è a chi piace esibirsi, a chi proprio non va giù.
Mica siamo tutti uguali.
Eppure il concerto di fino anno s'ha da fare, che ci piaccia o no.
Ed a me spiace per quei bambini che salgono sul palco, soffrendo.
Dopo 3 mesi di pura vacanza, costellati per altro da compiti per mantenere l'allenamento, ecco il salto nel buio di questa scuola media pubblica.
Le canzoncine ce le siamo lasciate alle spalle, ora si vola alto.
Era così bello sentire il mio primogenito che ci deliziava con la musichetta imparata ed eseguita col suo flauto (piffero), ora invece devo interrogare l'altro mio figlio su questo testo che, per vostra pura gioia, ho ricopiato integralmente dal quaderno di mio figlio. Perdonate i soliti miei errori di stampa.
Testo dettato in classe dall'insegnante, e dovuto imparare dai ragazzini di prima media.
Mi piacerebbe conoscere il vostro parere in merito.
Buon divertimento e... Buon week end!
MUSICA GRECA
Quando si parla di musica greca,più che alla musica in se
della quale poco o nulla rimane, si accenna piuttosto alla concezione che della
musica ebbero i greci, concezione trasmessaci attraverso un complesso (una
serie) di notizie: leggendarie, storiche e letterarie.
Se anche non si aggiungessero gli scritti filosofici e
politici a provarci l’importanza della musica tra i greci basterebbero le
antiche leggende come testimonianze del potere immenso che le veniva attributo
(dato).
Orfeo che trascinava i sassi le piante e le belve con il suo
canto.
Arfione, che i delfini, evocati dal suo canto, salvarono
dalla morte cui l’avevano condannato i pirati; Anfione che costruì le mura di
Tebe a suon di musica: ecco alcune di queste leggende, tutte concordi nell’assegnare
alla musica un potere quasi soprannaturale,
potere non soltanto emotivo ma addirittura di fascinazione delle facoltà
volitive.
E la loro singolare testimonianza è confermata dagli scritti
posteriori dei massimi filosofi greci.
Tanto che viene da supporre che i greci possedessero una
sensibilità musicale enormemente maggiore della nostra, che quasi si è tentati
di cercare una ragione fisiologica di questo fenomeno.
Tanto più che la musica greca, per quel poco che ce ne rimane
(sette canti ed alcuni frammenti), non pare dovesse essere molto progredita,
anzi ci appare in uno stato piuttosto rudimentale.
Povera di strumenti (che non poche varianti) si riducevano a
due tipi, uno a fiato (l’aulos) e l’altro strumento a corde, la lira, priva di
qualsiasi nozione di armonia essa aveva un fare timido ed esitante: la melodia
si muoveva a piccoli intervalli, con frequenti ritorni sulla nota centrale,
quasi timorata di smarrirsi; scarsa la vivacità del ritmo legata strettamente
alla recitazione secondo gli schemi metri ci della poesia.
Si è stabilito che l’elemento primario della musica era il tetracordo, cioè un insieme di 4 suoni comprendenti due toni ed un semitono, e
che si usarono con il tempo, successioni di 2 tetracordi uguali, cioè aventi il
semitono nella stessa posizione: l’insieme di 2 tetracordi formava un’armonia corrispondente,
all’incirca, ad una nostra scala discendente.
Ma mentre la nostra sensibilità moderna si è ridotta a
percepire soltanto due modalità della …. , maggiore e minore, i greci invece ne conoscevano tante quante erano le posizioni
che poteva assumere il tetracordo, ed ognuna si distingueva con il
nome della regione dove è stata per prima usata.
Le armonie, Lidia, Frigia, Dorica,
avevano il semitono rispettivamente in prima, seconda e terza posizione.
LIDIA FRIGIA DORICA
Do do do
Si si si
La la la
Sol sol sol
Fa fa fa
Mi mi mi
Re re re
Do do do
Successive elaborazioni portarono alla creazione di modi
derivati: ipolidio, iperlidio, ipofrigio, iperfrigio, ipodorico ed iperdorico.
Appunto questi 9 modi costituirono il genere diatonico che è
il più semplice e facile d’esecuzione; più tardi con l’affinarsi della
sensibilità psicologica e musicale, il numero dei semitoni aumentò nell’uso dei
musici più arditi ed innovatori e l’intervallo di quarta giusta in cui è
contenuto il tetracordo venne diviso in maniera sempre più regolare e
cervellotica.
Si formò il genere cromatico, nel quale il
tetracordo è costituito da un intervallo di terza minore e due semitoni, poi a sua
volta sopravanzato nell’uso del genere enarmonico, costituito da un intervallo
di terza maggiore e due quarti di tono. Ciò avviene ad opera di artisti raffinati quali Timoteo ed
Europide che Aristofane deride per le loro futuristiche riforme musicali.
Questi due generi frutto di particolari condizioni di
civilizzazione superintellettuale, non vissero a lungo nonostante il grande
rumore polemico che produssero e furono superati in durata dal genere
diatonico.
Come è noto, musica e poesia
furono strettamente unite in Grecia da Omero, rappresentato come cantore cieco
che si accompagnava sulla cetra, fino ai lirici, parole e musica
nacquero contemporaneamente dal cuore di un solo artista; raramente esse furono aggiunte (???) :
probabilmente la poesia gnomica ( poesia contenente precetti morali), come
sostiene il Fraccaroli, per il suo carattere pratico, fu separata dalla musica.
Questa poi si sa che veniva eseguita anche da sola, cosicchè il nomos (pezzo di musica) veniva detto citarodico o
aulodico se uno di questi due strumenti accompagnava la voce umana.
Intanto acquistava importanza e si avviava a perfezione la danza, l’arte che
esprime i sentimenti per mezzo del gesto e del corpo una come accade che
poesia, musica e danza di unirono in un solo complesso artistico da cui nacque
e si sviluppò la tragedia?
E’ certo che la tragedia ha origine religiosa dal sacrificio
di un caprone sull’altare del dio
Dionesio, del quale un sacerdote narrava le vicende terrene.
Questo racconto cantato era denominato ditirambo , e andò man mano evolvendosi fino a
perdere ogni rapporto con Dioniso e il
suo culto; tutto ciò divenne semplicemente un racconto, dialogato tra un
personaggio ed un coro, di qualche fatto leggendario. Come si capisce in modo
evidente, sta nascendo la tragedia greca, anche se il coro che all’inizio era il vero protagonista della scena,
nell’evoluzione della tragedia stessa perdere via via importanza. Allora si
immagina, tirando in campo anche il fatto che Dioniso fosse il dio dell’ebrezza
e dell’esaltazione artistica, che la folla che attorniava il sacerdote o
dicitore, in preda ad una mistica eccitazione, commentasse la narrazione del
sacerdote stesso con canti e danze.
Quindi, ci rendiamo conto che in origine la visione scenica
dello spettacolo fosse in buona parte, immaginata e che quindi non esistesse nella realtà.
Il dio Dioniso è il simbolo della volontà “primogenia di
esistere” dell’individuo.
MUSICA E POESIA
Avendo ben compreso l’indissolubile unione di musica e poesia
nell’antica Grecia, la storia della poesia è storia della musica, e le forme
poetiche (prosodi, embateri, iperchemi, epitalami, ditirambi, elegie, ode,
peana, trene, epinicio, eccetera) sono forme musicali.
Il trapasso dalla lirica melica alla lirica corale si
comprende solo considerando il tutto sotto il punto di vista musicale. Poeti si
distinsero per alcune riforme musicali: Terpandro,
che aumentò da 4 a 7 le corde della lira. Stesicoro, fu riformatore
di cori, Arione lesbico, perfezionatore del ditirambo.
E al massimo poeta lirico si attribuisce uno dei pochi
frammenti di musica greca pervenutaci, in particolare il preludio della prima
ode pitica di Pindalo.
Un frammento del primo strasimo
dell’ Oreste di Euripide è scritto in sistema enarmonico .
Notevoli monumenti musicali del II secolo a.C. sono i due inni delfici scoperti nel 1893 fra le rovine del
tesoro degli ateniesi a Delfi. Il primo inno è incompleto, il secondo (opera di
un certo Limenio, ateniese) è una casta composizione in otto sezioni di diseguali
lunghezza. Nel 1883 a Tralles, in Asia minore, si ritrova l’epitafio di Sicilo, su 2 versi di sapore
epicureo (versi scritti nello stile del poeta
Epicuro):
“fino a quando vivi splendi.
niente ti affligga troppo.
la vita dura un attimo.
Il tempo richiede il suo tributo.”
Scusa che classe frequenta tuo figlio? La prima media, vero? Non è un brano troppo complicato per ragazzini di quell'età? Cosa è rimasto in lui se non solo delle nozioni?
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